meglio il selvatico per chi soffre di ipercolesterolemia
Innanzitutto è bene distinguere il branzino selvatico da quello d’allevamento poiché il primo non solo risulta meno grasso ma ha una percentuale minore di acidi grassi saturi, quindi è più adatto a chi soffre di ipercolesterolemia.
Il branzino non è considerato un pesce grasso ma se si mangia anche la pelle la quantità di acidi grassi e di colesterolo ingeriti aumenta molto.
Le carni del branzino, o spigola, sono ricche di potassio, fosforo e ferro. La presenza di calcio e fosforo -1150 mg su 100g. di prodotto – rende il branzino un ottimo alimento sia per un buon sviluppo di ossa e denti per i bimbi e i ragazzi, sia per gli adulti e gli anziani per contrastare l’osteopenìa o l’osteoporosi. Fra gli altri effetti importanti del fosforo c’è quello di aiutare il metabolismo dei lipidi e del glucosio e quello di stimolare le capacità mnemoniche e le funzioni mentali.
Peraltro molti studi su fosforo e omega3 confermano un’ importante funzione di contrasto al morbo di Alzheimer ed altre malattie degenerative
Oltre alle vitamine del gruppo B e soprattutto la presenza della vitamina C e D per il rafforzamento del sistema immunitario, c’è anche la vitamina A utile alla vista.
Ha un buon contenuto di omega3, sebbene vi siano pesci che notoriamente ne contengano quantità ben superiori. Gli effetti degli omega 3 sul nostro organismo sono molto studiati da diversi anni in tutto il mondo e principalmente si concentrano in alcune specifiche direzioni che riguardano principalmente l’azione antitumorale, l’azione antiage di contrasto ai radicali liberi e allo stress ossidativo delle cellule. Si stanno compiendo studi anche sull’importante effetto di prevenzione per le malattie cardiovascolari, con un rischio che si riduce del 34% per chi ne fa un consumo abituale di almeno 1 volta alla settimana.